Relazione Terapeutica: qualche considerazione
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Relazione Terapeutica: qualche considerazione

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Relazione Terapeutica: qualche considerazione

Fondamentale componente del processo psicoterapeutico, la relazione terapeutica è generalmente ritenuta un elemento chiave, fulcro di ogni forma di psicoterapia. La relazione terapeutica, può essere utilizzata, analizzata o interpretata ma non può essere ignorata dal terapeuta, qualunque sia l’orientamento prescelto.

In altri termini, al di là dei diversi possibili approcci, ciò che più conta è la relazione che si instaura tra terapeuta e paziente (o famiglia).

D’altro canto che piaccia o meno, la relazione terapeutica è comunque una relazione fittizia, artificiale, che non ha un riscontro dal punto di vista sociale, perché non coinvolge tutto il sé del terapeuta né tutto il sé del paziente. Una delle sue più grandi particolarità, rispetto a qualsiasi altra relazione, è quella di nascere per finire, di prevedere e ricercare sin dall’inizio la sua conclusione. L’impegno del terapeuta è cioè rivolto a rendere autonomo il paziente, a far si che possa svincolarsi dalla relazione terapeutica. E questo rappresenta un primo interessante paradosso.

Altro aspetto curioso è relativo al problema del potere del terapeuta. Nella richiesta che il paziente rivolge al terapeuta è infatti implicito il riconoscimento di un potere, quello di saper indicare la soluzione del problema per il quale si chiede aiuto o almeno la strada da intraprendere. Se il paziente disponesse delle conoscenze necessarie per risolvere da solo le sue difficoltà, non avrebbe bisogno di richiedere l’intervento terapeutico. Ne consegue un rapporto asimmetrico per definizione nelle premesse; una relazione in cui un individuo ha bisogno di aiuto e l’altro dispone dei mezzi necessari per aiutarlo.

Si tratterebbe quindi di una relazione asimmetrica. Ma in questo tipo di relazione, a riequilibrare il rapporto, interviene lo stesso fattore che determina la asimmetria: il problema o il sintomo. La ragione stessa dell’intervento, costituisce cioè un ostacolo così difficile da superare che può neutralizzare efficacemente tutto il potere del terapeuta. Così il bilanciamento tra potere del sintomo e potere del terapeuta rende di nuovo simmetrica la relazione terapeutica, che nelle sue premesse appariva come costitutivamente asimmetrica. E questo rappresenta un secondo paradosso.

Il paradosso per il quale una relazione terapeutica, asimmetrica nelle premesse, diviene simmetrica nel corso della terapia, si presenta regolarmente nella realtà dell’esperienza terapeutica, ed è uno dei tanti elementi che rendono delicata, ma a mio avviso sempre estremamente affascinante la psicoterapia, indipendentemente dai differenti approcci.